Questo monologo rientra nel progetto Teatro Anatomico,
sei focus a opera di sei registi su altrettanti personaggi,
in uno spazio teatrale circoscritto, all’interno del progetto Fondamentalismo, a cura dell’ex-direttore artistico del Nuovo Teatro Nuovo di Napoli, Antonio Latella.
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Teatro Anatomico/IL VELO
di Federico Bellini
con Candida Nieri
disegno luci Simone De Angelis
scene e costumi Graziella Pepe
foto di scena Brunella Giolivo
assistente alla regia Francesca Giolivo
regia Tommaso Tuzzoli
durata 60 minuti circa
Note di drammaturgia
Nel 1532, nella Saint-Chapelle di Chambery, un incendio rischiò di bruciare per sempre quella che oggi riteniamo la più significativa reliquia della cristianità, la Santa Sindone. Due anni più tardi, tre suore clarisse della stessa città rammendarono il Lenzuolo con grande devozione e perizia, restituendoci l’immagine di un Cristo ferito non soltanto dalla Passione ma anche dall’incuria degli uomini che dovevano custodire l’impronta del suo corpo. In questo monologo ho cercato di ricostruire, avvalendomi anche di testimonianze del tempo, la vicenda di una delle sorelle che furono chiamate ad adempiere a questo compito; un impegno certamente difficile e gravoso, ma che offrì a queste donne di fede la possibilità unica di confrontarsi direttamente con l’immagine sacra. La protagonista del racconto rivive le tappe della sua biografia, dalla scelta di abbracciare la vita di clausura fino al momento in cui viene investita della responsabilità di prendersi cura dell’immagine sacra. Ho cercato di tracciare un percorso di fede estremo, radicale, in cui la sofferenza del semplice gesto di tagliare e cucire si specchia di continuo con la vicenda del Calvario; la sofferenza è il filo rosso che lega la parabola di Cristo a quella di una delle sue migliori adepte, il velo nero che ricopre il capo della suora di clausura trova il suo corrispettivo nel grande Velo che ha di fronte, la Sindone. Ma il velo è anche metafora di molte verità non dette, contraddizioni che ancora la Chiesa sceglie di non affrontare puntando piuttosto sulla celebrazione di un’immagine, che, autentica o no, continua a servire lo scopo di ogni sua ostensione, quella prova di verità che non serve ed è altra cosa rispetto alla purezza del credere.
Federico Bellini
Note di regia
Il Velo, testo scritto da Federico Bellini, racconta la storia di una donna, la cui vita è stata sottratta al mondo e consegnata alla clausura. Lo sguardo di questa donna, di cui altri hanno deciso il destino, è confinato tra le grate di un convento da cui è possibile solo sentire e vedere la pioggia.
Il racconto di questa donna, come in una lunga confessione, è dolce come il rumore dell’acqua mossa da innocenti mani di bambina. L’andamento è quello di una ballata attraverso la quale percorriamo la sua vita. Bambina, fanciulla/novizia, donna/suora.
Le tappe della sua vita s’ intrecciano alla vita del Cristo a cui consacrerà se stessa nel corpo e nell’anima, indossando per sempre quel velo nero simbolo della fede.
E sarà proprio il velo del Maestro che dovrà accudire, risanare ed abbandonare da brava sposa/madre.
Un pezzo di stoffa che custodisce forse la vera e sola immagine del Figlio, diviene reliquia da venerare, da mostrare, da celebrare attraverso la pompa ecclesiastica.
La rappresentazione sostituisce la purezza del credere.
Con quelle stesse mani innocenti si ritroverà a riparare quel tessuto macchiato di sangue, di sangue divino, che aveva avvolto il martirio dell’Uomo.
Ma l’incontro con l’immagine crea nella nostra protagonista una spietata riflessione sulla condizione dell’esserci e sul valore civile della fede stessa.
L’impianto scenografico è un quadro/teca contenente acqua all’interno del quale ritroviamo la protagonista.
L’acqua diviene il sudario, il sangue, la pioggia che cade oltre le grate, ma anche l’elemento che fa riaffiorare il mondo sommerso dell’infanzia.
Ed è nel silenzio di questo corpo immerso che ascoltiamo la leggerezza ma anche la gravità della vita contenuta nelle sue parole.
Tommaso Tuzzoli
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Napoli – Nuovo Teatro Nuovo
debutto 20 novembre 2010
repliche 13, 16 gennaio 2011
Udine – Teatro S. Giorgio
4 febbraio 2012
ore 21.00
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