Mercoledì 17 luglio
ore 21:00
Luisa Borini

Molto dolore per nulla

Mercoledì 17 luglio
Ore21:00
70 minuti
Biglietteria

La biglietteria sarà aperta anche un’ora prima di ogni replica, esclusivamente per lo spettacolo in corso.

di e con Luisa Borini

disegno luci di Matteo Gozzi
progetto sonoro di Leo Merati
abito di Clotilde Official
produzione Atto Due
con il sostegno di ZUT! e C.U.R.A Centro Umbro Residenze Artistiche e Strabismi
Selezione Strabismi 2022
Spettacolo vincitore In-Box 2024/25



“Quando essere innamorati significa soffrire, stiamo amando troppo” scrive Robin Norwood in Donne che amano troppo.

Io sono una donna che ha amato troppo. Io sono una donna che credeva che senza un partner niente avrebbe avuto senso, io non avrei avuto senso.

L’idea della coppia, dell’amore a tutti i costi condizionavano tutta la mia esistenza, vivevo e amavo con lo scopo di raggiungere un idilliaco e favolistico mondo dove a mio avviso si era al riparo dall’angoscia che ogni tanto mi veniva a trovare, dall’inquietudine che spesso mi scombussolava le giornate, da quel vuoto che mi terrorizzava e che non riuscivo a sopportare, e ogni tipo di relazione, sentimentale e non, era caratterizzata dalla paura paralizzante di essere abbandonata.

L’altro, qualsiasi altro fosse, era il mio lavoro, da tutelare, proteggere, gratificare, mettere al primo posto. Io non ero importante, a me interessava non essere abbandonata e per questo avrei fatto qualsiasi cosa.

Si ripetevano quindi schemi uguali seppur in contesti e modalità diverse, che mi facevano stare molto male e mi facevano sentire sbagliata, difettosa.

Poi, ad un certo punto, ho scoperto di non essere sola. Ho compreso che la mia sofferenza era la stessa di tante altre persone.
Nel 2013 la “dipendenza affettiva” è stata inserita per la prima volta nel Dsm-5, il manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, il testo sacro degli psichiatri, ed è stata introdotta come “new addiction” insieme ad altre nuove dipendenze, al pari del gioco d’azzardo, dello shopping compulsivo, della dipendenza da internet o da sport.
È stato inoltre provato quanto essa riguardi tutti, senza distinzione di alcun tipo, proprio perché ha a che fare con una “educazione relazionale” che è fondamentale per conoscere le macro violenze e anche per riconoscere le micro violenze, quelle più subdole, sottili, che viaggiano nel sotterraneo e che sono tuttavia di per sé già campanello d’allarme che deve indurci all’allontanamento.

Molto dolore per nulla è il racconto dei miei troppi amori troppo amati, intrecciato a storie di persone che negli anni ho incontrato, ascoltato, conosciuto, consolato.
È anche però la storia di quando ci si sveglia, di quando si devono aprire gli occhi per salvarsi e ascoltare finalmente il vuoto di cui si ha così terrore, scoprendo di quanta ricchezza è pieno.
È la cronaca della fatica che si fa per crescere, per smarcarsi dai modelli di riferimento e per imparare a rispettarsi per come siamo. È uno sguardo sulla pazienza che si impara ad avere quando cambiamo di nuovo e di nuovo non ci riconosciamo, quando il nostro corpo cambia e rimangono i segni delle smagliature a ricordarci quante volte abbiamo vomitato per l’angoscia di una telefonata che non sarebbe mai arrivata, ad essere fieri di quelle cicatrici e a non aver paura di mostrarle.

Molto dolore per nulla è il racconto di un dolore attraversato, da perdonarsi e persino da ringraziare perché è anche merito suo se si può guardare con un sorriso tenero e divertito a ciò che siamo stati e che siamo, e tutto questo non è nulla.

Note di regia

Una donna che sono io, ma anche no, ma poi in fondo cosa cambia?
Una lista di liste ossessive, come ossessivo è il nodo al cuore (e allo stomaco) di tutta la storia: il bisogno di amore e il terrore di restare soli.
La storia di una ragazza che in nome dell’amore, immaginato e desiderato, è sempre stata disposta e pronta a tragicomici e impavidi slanci, a folli voli che presagivano poco di buono ma da tentare comunque ad ali spiegate e il sorriso sulle labbra.
Fino ad uno in particolare.
Un volo, in tutti i sensi, che ha segnato un punto di svolta e una rinascita.

Mi sembrava giusto raccontare questa storia senza particolari elementi scenici, se non un filo molto lungo e un microfono.
Il microfono è per me una maschera che racconta e vende la parte migliore di noi, dell’altro e della relazione, a noi, all’altro e per difendere la parola insieme.
Le maschere però possono scivolare per sbaglio, sfuggire per disattenzione o addirittura cadere per scelta, anche perché dopo un po’ pesano, in primis su chi le indossa. E può succedere di restare nudi, a voce libera, lì dove non si voleva o poteva vedere, dove non si sapeva, dove forse si intuiva, dove si ha che fare con la parte più oscura. Lì dove si è da soli. E proprio quello di cui si aveva così terrore diventa una realtà. E ancora una volta si può scegliere se e cosa guardare.
Un racconto che, come le relazioni stesse, compie un viaggio inaspettato: si parte con qualcosa che può richiamare, assomigliare o addirittura stonare la stand up comedy, si attraversa la narrazione e poi…non so.

spettacolo realizzato in collaborazione tra FESTIL e Teatro Contatto Estate

Biglietteria

La biglietteria sarà aperta anche un’ora prima di ogni replica, esclusivamente per lo spettacolo in corso.