10 Set, 2018

LETTERE D’AMORE A STALIN

Anni Trenta, Unione Sovietica. Anche al noto drammaturgo Michail Afanas’evič Bulgakov il regime vieta ogni possibilità di lavoro e di espressione. Non resta che scrivere a Stalin, affinché restituisca all’autore la sua libertà o autorizzi un trasferimento all’estero. A seguito della lettera, giunge a Bulgakov una telefonata dello stesso Stalin, che gli prospetta la possibilità di un incontro. Da questo avvenimento realmente accaduto prende le mosse Lettere d’amore a Stalin di Juan Mayorga, in cui si raccontano le speranze e le ossessioni di un uomo.

 

LETTERE D’AMORE A STALIN
di Juan Mayorga
traduzione Antonella Caron

con Sabrina Jorio, Silvio Laviano, Peppe Papa
suono Federico Dal Pozzo
luci Stefano Piccolo
costumi Stefania Pisano
trainer Sabrina Jorio
foto e video Teresa Terranova
ideazione spazio scenico e regia Tommaso Tuzzoli

Note di regia
Anni Trenta, Unione Sovietica. Anche al noto drammaturgo Michail Afanas’evič Bulgàkov il regime vietò ogni possibilità di lavoro e di espressione.
Accusato di essere il rappresentante di un sentimentalismo apertamente reazionario, a causa dei suoi romanzi e delle sue opere teatrali, divenne vittima di una campagna denigratoria orchestrata dall’Associazione Russa degli Scrittori Proletari.
Nel tentativo di sottrarsi a questo stato di morte civile e ad una ormai insostenibile situazione economica decise di scrivere a Stalin e ad altri esponenti del governo affinché gli fosse restituita la sua libertà di pubblicazione o l’autorizzazione di un trasferimento all’estero. Il 28 marzo del 1930,  meditando ormai il suicidio, decise di scrivere un’ennesima lettera in cui chiedeva o l’assunzione presso il Teatro d’Arte di Mosca, diretto da  Stanislavskij,  o l’espulsione dalla sua patria. A seguito di questa lettera, giunse a Bulgakov una telefonata dello stesso Stalin, il quale gli prospettò la possibilità di un incontro che non sarebbe mai avvenuto. Ventiquattro ore prima della telefonata di Stalin, V. Majakovskij si tolse la vita e il suicidio di un altro letterato avrebbe danneggiato l’immagine del regime.
In Unione Sovietica i romanzi di Bulgakov, scritti intorno agli anni trenta, furono pubblicati dopo più di vent’anni dalla sua morte che avvenne il 10 marzo 1940.

Da questi avvenimenti storici prende le mosse Lettere d’amore a Stalin di Juan Mayorga, in cui si raccontano le speranze e le ossessioni dello scrittore Bulgakov.
Con una struttura drammaturgica a tre personaggi, il testo ha un andamento inizialmente classico ma assume via via uno sviluppo surreale e grottesco.
Cosciente che la propria vita potrebbe per sempre appartenere ad altri, per salvare se stesso e sua moglie, nell’attesa dell’incontro con Stalin, Bulgakov compone lettere su lettere indirizzate a quest’ultimo. Aiutato per gioco inizialmente dalla moglie, che si sostituisce al dittatore, per trovare le parole giuste da scrivergli, il gioco degenera.
L’ossessione della telefonata ricevuta, l’ossessione di scrivere la lettera perfetta creduta ultima ancora di salvezza, conducono l’autore ad un inevitabile stato di isolamento.
La realtà annullandosi, distrugge il sogno di una nuova vita e lascia spazio solo al mondo delle sua visione più dolorosa: Stalin. Il dialogo con la propria visione/allucinazione si tramuta in un viaggio senza ritorno verso il silenzio.

Un testo, Lettere d’amore a Stalin, in cui la densità e la ripetizione della parola veicola contenuti storici, relazioni e ossessioni.
I personaggi costruiti da Mayorga vivono continue oscillazioni emotive fino all’esplosione di differenti stati d’animo che incastrandosi compongono una partitura di sentimenti affascinante e complessa allo stesso tempo.
Il mondo del nostro autore Bulgakov è quello della scrittura, inteso come unico atto vitale per la propria sopravvivenza. La scrittura privata della necessaria libertà si trasforma in una gabbia fisica e mentale.
Bulgakova da moglie amata diviene donna odiata in quanto unico e vero occhio esterno pronto a raccontare e a combattere le difficoltà della propria situazione sociale e  politica.
Lo Stalin/Mefistofele, proiezione della mente di Bulgakov, partendo dal silenzio, diviene, andando avanti, motore dei pensieri dello scrittore. Lo Stalin disegnatoci da Mayorga risulta affettuoso, duro e ironico fino a vomitare nel finale violente parole sulla condizione dell’arte e degli artisti in Russia.
Partire dalla “passione” vissuta da Bulgakov vuol dire fare i conti col tema della censura e con il ruolo della cultura in momenti di abbandono da parte della politica e della società, per giungere ad una riflessione appassionata ma lucida sull’amore verso il nostro mestiere e guardare in faccia la dimensione precaria in cui viviamo.
In uno spazio occupato da pochi elementi scenici, le luci immergono gli attori in tre dimensioni diverse: la stanza nella quale lo scrittore era costretto a vivere, l’esterno raccontato attraverso corridoi di luci e una zona mentale che prende corpo con tagli di luce fredda. La musica dalla connotazione atemporale rende in due momenti dello spettacolo omaggio a due musicisti ostacolati dalla censura sovietica ossia Vysockij e Arvo Part.

Tommaso Tuzzoli

Caserta – Officina Teatro – Viale degli Antichi Platani 10 – San Leucio
1>2 dicembre 2012 ore 21
Napoli – Sala Assoli – Vico Lungo Teatro Nuovo 110
20>25 novembre 2012
martedì_sabato ore 20.30 – domenica ore 18
Salerno – Teatro Antonio Ghirelli – Via Lungo Irno
15>18 novembre 2012 ore 21

 

 

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